Chi Siamo
“Time is on my side”, il tempo è dalla mia parte, cantavano decenni fa i Rolling Stones, una canzone storica, che ben s’adatterebbe alla capacità della famiglia Fagnola non solo di utilizzare al meglio il proprio amore per quadranti e congegni, lancette e meccanismi attraverso un secolo, ma anche di conoscere l’arte di rendere prezioso il tempo, sia negli oggetti che lo rendono visibile, sia nei significati simbolici, culturali e artistici che esso porta con sé. Alfredo Fagnola ha imparato a vivere il tempo nel modo migliore: facendo un lavoro coinvolgente, arricchito di una passione che faceva già parte del DNA, ereditato dal nonno e dai genitori e trasmesso alla moglie Maria Laura e alla figlia Diletta, che opera con personalità già da un decennio negli spazi di Via Gramsci e in tutte le manifestazioni e avvenimenti che Fagnola ha ideato, organizzato e messo in scena. Per tutti coloro che come Schiller pensano che “Il tempo sia l’angelo dell’uomo”.
La Storia
Di cosa è fatta una storia commerciale lunga un secolo? Di quel padre emozionato entrato negli anni venti nel negozio di corso Francia per regalare al primogenito l’orologio della “prima comunione”? Del disinvolto imprenditore degli anni sessanta che varcava le vetrine di Via Garibaldi per celebrare il boom con l’acquisto di un carismatico ultrapiatto d’oro?
Del collezionista raffinato che esce soddisfatto dall’atelier di Via Gramsci con il ticchettìo ronzante di un “grande complication” in platino che sembra battere all’unisono con il suo cuore passionale? Di questo e di infinite altre storie, delle idee, dei desideri e delle emozioni di tutti coloro che sanno che il tempo è la cosa più preziosa che un uomo possa spendere!
L’impegno professionale del fondatore vede affiancarsi in seguito lo spirito talentuoso del figlio Ervé, uscito dalla rinomata Scuola Professionale per Orologiai Torinese, la più antica d’Italia e continua per tre, spesso drammatici decenni, scanditi da due guerre mondiali, crisi economiche e politiche.
Ed è proprio un segno della voglia collettiva di ricominciare e, di ricostruire un Paese nuovo che, in una Torino ancora segnata dalle ferite del conflitto, Ervé con la moglie Emilia inaugurino nel 1945 un proprio secondo negozio al 33 della centrale Via Garibaldi, intuendo il prossimo sviluppo commerciale della strada. Nella prima metà degli anni cinquanta, nell’imminenza del boom economico, la famiglia Fagnola concentra tutta l’attività nel nuovo negozio.
Geremia con quattro orologiai diplomati gestirà il laboratorio, mentre il figlio si dedicherà alle misure del Tempo cui si affiancheranno, grazie alle scelte di gusto e al talento estetico della nuora, variegate collezioni di gioielleria, che vedranno la signora Emilia essere – grazie anche alla sua capacità di attenzione e cortesia per la clientela – la fi gura di riferimento nell’azienda, per oltre sessant’anni, coadiuvata per molto tempo dall’insostituibile cugina Anna. Al talento innato per i meccanismi dell’orologeria di suo padre, Ervedo – Ervé – Fagnola aggiunge il gusto dell’invenzione tecnologica, dell’ingranaggio che attraverso la semplicità del suo agire, ottiene un grande risultato. Tra un orologio e l’altro Ervè non dimentica la sua vocazione di inventore, come dimostra la lunga battaglia burocratica, nel pieno della seconda Guerra mondiale, con gli uffici dell’aeronautica militare, per far utilizzare il suo geniale “TRANCIASPAGO DI SICUREZZA A TEMPO PER CALOTTINO DI PARACADUTE”, un sistema a tempo capace di far aprire l’ombrello anche in caso di bloccaggio dell’apertura primaria. Poi gli eventi…precipiteranno, e non se ne farà nulla eppure anche quest’episodio, meriterebbe un racconto romanzesco. Aperta dalle braccia spalancate di Modugno che canta “Volare” arriva l’era del Boom, di Carosello e del benessere fatto elettrodomestico, delle utilitarie che corrono sulle autostrade delle vacanze, dei jukebox che diffondono Mina e i primi Beatles. Il Tempo per tanti sembra correre più veloce e scintillante, e l’offerta di Fagnola per misurarlo continua a evolversi e affinarsi. Il negozio di Via Garibaldi si caratterizza per un restyling che segue i canoni estetici del periodo, grandi vetrine, strutture lineari e funzionali incorniciate da marmi grigi, grandi insegne al neon, parallelamente aumenta l’acquisizione di nuovi marchi e prodotti. Lo spazio di via Garibaldi vedrà ulteriori modifiche nel successivo ventennio. Ma i cambiamenti non riguardano solo lo spazio espositivo: entra in scena la terza generazione. Dopo studi classici e universitari Alfredo Fagnola, tanto per restare con le frequentazioni di minuti e secondi, si dedica al mondo dei rallies per alcune brillanti stagioni, che lo vedono ottenere prestazioni di rilievo in numerose competizioni di livello internazionale. Poi, alla fine degli anni settanta, inizia la sua carriera nell’azienda di famiglia, dimostrando da subito la sua particolare predilezione per alcune fasce dell’alta orologeria e per quella legata al mercato in imminente crescita dei modelli “d’epoca” da polso e, più in generale, a quella che è una vera e propria cultura trasversale del Tempo, delle sue interazioni con l’arte, lo sport, l’economia, la letteratura, il collezionismo nelle sue declinazioni più raffinate e innovative. In questo contesto anche il negozio di Via Garibaldi diventa lo spazio scenico della verve imprenditoriale di Alfredo, un ambiente che il fratello, architetto Ferdinando, ridisegna con un’originalità progettuale che vede l’armonizzarsi di reperti romani rinvenuti nel sottosuolo con la scelta di materiali e oggetti del design d’avanguardia degli anni ottanta, un luogo accogliente e al tempo stesso elegantemente rarefatto, dove pietre e architravi d’epoca convivono in spazi espositivi dove quadranti d’orologi di Alta Gamma e gioielli esclusivi trovano il posizionamento ottimale. È il periodo nel quale Alfredo è tra i primi a comprendere il fascino e il valore dell’orologio “vintage”, proponendo le sue scelte selezionate dei modelli più emblematici e delle maison più blasonate, pezzi capaci di essere non solo un investimento per l’acquirente, ma un oggetto sul quale si sono stratificate storie, emozioni, cambiamenti della società e del costume. In analogo contesto non manca anche l’attenzione al nuovo fenomeno Swatch, forse uno dei fatti più importanti della cultura di massa non solo nell’orologeria di fine Novecento.
Aperta dalle braccia spalancate di Modugno che canta “Volare” arriva l’era del Boom, di Carosello e del benessere fatto elettrodomestico, delle utilitarie che corrono sulle autostrade delle vacanze, dei jukebox che diffondono Mina e i primi Beatles. Il Tempo per tanti sembra correre più veloce e scintillante, e l’offerta di Fagnola per misurarlo continua a evolversi e affinarsi. Il negozio di Via Garibaldi si caratterizza per un restyling che segue i canoni estetici del periodo, grandi vetrine, strutture lineari e funzionali incorniciate da marmi grigi, grandi insegne al neon, parallelamente aumenta l’acquisizione di nuovi marchi e prodotti. Lo spazio di via Garibaldi vedrà ulteriori modifiche nel successivo ventennio. Ma i cambiamenti non riguardano solo lo spazio espositivo: entra in scena la terza generazione.
Dopo studi classici e universitari Alfredo Fagnola, tanto per restare con le frequentazioni di minuti e secondi, si dedica al mondo dei rallies per alcune brillanti stagioni, che lo vedono ottenere prestazioni di rilievo in numerose competizioni di livello internazionale. Poi, alla fine degli anni settanta, inizia la sua carriera nell’azienda di famiglia, dimostrando da subito la sua particolare predilezione per alcune fasce dell’alta orologeria e per quella legata al mercato in imminente crescita dei modelli “d’epoca” da polso e, più in generale, a quella che è una vera e propria cultura trasversale del Tempo, delle sue interazioni con l’arte, lo sport, l’economia, la letteratura, il collezionismo nelle sue declinazioni più raffinate e innovative.
In questo contesto anche il negozio di Via Garibaldi diventa lo spazio scenico della verve imprenditoriale di Alfredo, un ambiente che il fratello, architetto Ferdinando, ridisegna con un’originalità progettuale che vede l’armonizzarsi di reperti romani rinvenuti nel sottosuolo con la scelta di materiali e oggetti del design d’avanguardia degli anni ottanta, un luogo accogliente e al tempo stesso elegantemente rarefatto, dove pietre e architravi d’epoca convivono in spazi espositivi dove quadranti d’orologi di Alta Gamma e gioielli esclusivi trovano il posizionamento ottimale. È il periodo nel quale Alfredo è tra i primi a comprendere il fascino e il valore dell’orologio “vintage”, proponendo le sue scelte selezionate dei modelli più emblematici e delle maison più blasonate, pezzi capaci di essere non solo un investimento per l’acquirente, ma un oggetto sul quale si sono stratificate storie, emozioni, cambiamenti della società e del costume. In analogo contesto non manca anche l’attenzione al nuovo fenomeno Swatch, forse uno dei fatti più importanti della cultura di massa non solo nell’orologeria di fine Novecento.